Perché un lavoratore su due rinuncia alla carriera?

Oggi, soprattutto dopo la pandemia, si aspira ad un equilibrio sempre maggiore tra lavoro e tempo libero, e non c’entra niente con l’ambizione

Dopo la pandemia sono cambiate le priorità: l’avanzamento professionale lascia ora il posto a un maggiore equilibrio tra occupazione e famiglia, all’insegna della flessibilità di orario. È il frutto di una profonda riflessione delle persone durante il periodo Covid e posteriore.

Una nuova visione del successo professionale

La pandemia ha agito come catalizzatore di cambiamenti significativi nelle percezioni e nelle priorità dei lavoratori, portando a una rivisitazione radicale del concetto di successo professionale. Il Randstad WorkMonitor 2024, un’indagine condotta in oltre 30 paesi, fornisce uno sguardo approfondito su come le persone stiano riconfigurando le proprie prospettive lavorative in seguito ai turbamenti degli ultimi tempi.

L’ennesimo effetto della pandemia

Ambizione? Sì, ma non nel senso tradizionale. Dopo la pandemia, l’approccio alla vita lavorativa è decisamente cambiato, e non solo in senso organizzativo: secondo il Randstad WorkMonitor 2024, ripreso dal Sole 24 Ore, per i lavoratori (italiani e non) il tempo speso nella vita privata e nelle relazioni ha assunto un ruolo più importante.

Una retrospettiva sul mondo del lavoro italiano

Prima di esplorare le attuali dinamiche post-pandemiche, è utile fare una breve retrospettiva sul mondo del lavoro italiano nei decenni ultimi del 1900. In quegli anni, l’Italia ha vissuto un periodo di significativa crescita economica, noto come il “miracolo economico italiano”.

Questo periodo ha visto un aumento delle opportunità di lavoro, con un mercato del lavoro in espansione e una crescente domanda di manodopera.

L’ex mito vero dell’avanzamento di carriera

L’avanzamento di carriera era spesso considerato il principale indicatore di successo professionale. L’ambizione di scalare le gerarchie aziendali era una prospettiva concreta per molti lavoratori. La stabilità lavorativa, la crescita economica e la prospettiva di avanzamento professionale erano i pilastri su cui si basava il concetto di successo nel mondo del lavoro.

L’ultimo studio va contro questa tendenza

Randstad WorkMonitor 2024 è una ricerca condotta in oltre 30 Paesi – quindi che esce dai confini italiani – allo scopo di monitorare l’atteggiamento dei lavoratori verso la vita professionale e le trasformazioni che il mercato del lavoro richiede.

In Italia sono state realizzate 764 interviste, a fronte di circa 26.800 a livello globale. Lo studio riguarda la popolazione tra i 18 e i 67 anni d’età.

L’evaporazione dell’antico “fare carriera”

Un tempo, l’avanzamento di carriera era considerato il faro guida del successo professionale. Tuttavia, la ricerca suggerisce un’inversione di tendenza, con il 50% dei lavoratori che preferirebbe rimanere in posizioni che amano, piuttosto che cercare opportunità di crescita. Sorprendentemente, il 42% al momento non sta cercando attivamente un avanzamento di carriera, e il 34% afferma di non desiderarlo affatto.

Priorità riscritte: l’equilibrio tra lavoro e vita privata al vertice

Emergono nuovi pilastri di priorità nell’ambito lavorativo, e al primo posto si trova l’equilibrio tra lavoro e vita privata, ritenuto fondamentale dal 94% dei partecipanti. Seguono la retribuzione (93%) e la sicurezza del lavoro (90%), indicando un cambiamento profondo nelle aspettative dei lavoratori.

Concetti come “sentirsi realizzati” (87%), flessibilità degli orari (80%), giorni di ferie (79%), formazione (79%) e assicurazione sanitaria (75%) guadagnano importanza. Al contrario, l’avanzamento di carriera, una volta protagonista indiscusso, si ritrova ora al nono posto con il 74%.

L’ambizione c’è: ma non a costo del benessere

Il concetto di ambizione, precedentemente legato in modo inseparabile all’avanzamento di carriera, sta vivendo una ridefinizione. La Generazione Z (67%) e i Millennials (57%) emergono come le generazioni più ambiziose, ma l’ambizione non è più confinata alla sola crescita professionale.

Solo la metà degli intervistati si considera ambiziosa nella propria carriera, sottolineando un cambiamento sostanziale nel modo in cui le persone definiscono il successo lavorativo.

Diventare manager? No grazie

Solo il 35% dei lavoratori colloca la carriera come una priorità, con il 34% che, anche di fronte a opportunità di avanzamento, non aspira a ruoli manageriali. Questa prospettiva rivela un cambiamento significativo nelle ambizioni lavorative, indicando che il desiderio di leadership o di gestire una propria azienda è ora un obiettivo per una minoranza, riflettendo un mutamento nel panorama delle aspirazioni professionali.

Futuro scritto in inglese
Future | Unsplash @SamAlbury – Etruriaoggi.it

Quali sono le motivazioni del cambio di visione?

La mancanza di opportunità di carriera è solo al quinto posto (24% degli italiani) tra le motivazioni principali per cambiare lavoro. Ambiente di lavoro poco piacevole (29%), incompatibilità tra lavoro e vita personale (28%) e basso stipendio (25%) emergono come le motivazioni più rilevanti.

C’è molto malessere tra i lavoratori italiani

Marco Ceresa, commentando i dati, sottolinea un “forte calo della motivazione al lavoro tra gli italiani”, indicando un “evidente segnale di malessere” che richiede un’attenzione approfondita. Mentre il lavoro continua a fornire senso e scopo alle persone, Ceresa evidenzia la crescente inclusione di elementi valoriali, flessibilità e equilibrio con la vita personale nella definizione di ambizione professionale.

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