Agricoltori in protesta anche in Italia: ecco i motivi

Dopo Germania e Francia, pure in Italia si stanno registrando numerose proteste portate avanti dagli agricoltori. Da Nord a Sud dello Stivale, strade e autostrade invase dai trattori. Nel mirino le politiche agricole dell’Europa

Sono giorni di forte protesta, quelli che stanno vivendo migliaia di agricoltori in tutta Italia.

Dal Nord al Sud del Paese, passando per regioni come l’Emilia-Romagna, l’Umbria, l’Abruzzo e la Sicilia, numerosi agricoltori italiani sono scesi in strada a bordo dei propri trattori, con l’intento di mandare un messaggio preciso allo Stato e all’Unione Europea.

Agricoltori in protesta: cosa sta accadendo

Sulla scia di quanto si è già visto in Germania e in Francia, anche in Italia gli agricoltori hanno deciso di iniziare una fase di protesta organizzata, principalmente contro l’Europa.

Sono tanti gli agricoltori che non si sentono tutelati in Italia
Sono tanti gli agricoltori che non si sentono tutelati in Italia | Immagine Unsplash @ZoeSchaeffer – Etruriaoggi.it

Per farlo, sono saliti a bordo dei propri trattori e mezzi agricoli e si sono portati su diverse strade di collegamento, creando non pochi disagi al traffico locale e nazionale.

Le ragioni di questa protesta si concentrano in particolar modo sulle politiche agricole dell’Unione Europea, aspramente criticate dagli agricoltori italiani.

Sussidi, revisione dei prezzi all’ingrosso, opposizione alla carne sintetica, rifiuto delle cavallette come cibo e opposizione agli impianti fotovoltaici sui terreni produttivi.

Queste sono alcune delle richieste formulate da chi sta protestando, preoccupato per la direzione che il settore agricolo sta prendendo negli ultimi anni.

A essere particolarmente critici nei confronti delle nuove regole comunitarie, sono i coltivatori di grano e mais, ai quali pare assurdo il nuovo obbligo imposto dall’UE di mantenere incolto il 4% dei terreni seminati oltre i 10 ettari, a partire da quest’anno.

Molto cara agli agricoltori è anche la questione relativa ai prezzi, tema sul quale è stato posto in evidenza anche il progetto di legge in discussione presso la Commissione Agricoltura alla Camera e che propone modifiche al decreto legislativo del 2021 contro le pratiche sleali.

Modifiche che introdurrebbero un costo di produzione che dovrà poi essere preso in considerazione nella determinazione del prezzo di vendita.

Su tale questione, gli agricoltori denunciano il fatto che finora non si sono visti dei risultati concreti, lamentando anche di ricevere compensazioni minime, mentre i consumatori affrontano costi elevati.

Questi non sono però gli unici punti toccati dai manifestanti.

Al centro delle proteste degli agricoltori resta anche la controversia sulla produzione e l’utilizzo della carne sintetica e dei cibi a base cellulare (Italia, Francia, Austria e altri 9 Paesi hanno già richiesto una moratoria di 12 mesi all’Unione Europea, ndr), oltre che sull’uso di farine di insetti, l’aumento del costo dei carburanti e l’incremento esponenziale dei prezzi dei mutui.

Non solo. Gli agricoltori stanno anche protestando contro le tasse e contro la reintroduzione dell’Irpef agricola presente nella Legge di Bilancio.

Trattori in strada anziché nei campi

“No alla moda di utilizzare i terreni fertilissimi del Basso Molise per l’installazione di pali eolici o fotovoltaici. L’importante ormai è che non vengano più coltivati. Siamo arrivati persino a ricevere dei contributi per lasciare i terreni incolti. Così ci tolgono la dignità”.

Ha dichiarato Marco Travaglini, uno degli agricoltori che in questi giorni sta protestando nella zona del Basso Molise.

Un’area in cui nell’ultimo periodo si è registrata una profonda crisi agricola, che ha spinto centinaia di contadini ad affollare la Piazza del Papa a Termoli con i propri trattori, dopo aver bloccato e creato disagi sulla SS16.

Molti agricoltori italiani e di altri Paesi stanno protestando contro le politiche agricole dell'Europa
Molti agricoltori italiani e di altri Paesi stanno protestando contro le politiche agricole dell’Europa | Immagine Unsplash @JedOwen – Etruriaoggi.it

È stato quindi realizzato un presidio che durerà almeno fino alla giornata di sabato 27 gennaio e che vede la partecipazione di agricoltori provenienti da diversi paesi, come Mafalda, Guglionesi, Larino, San Martino in Pensilis e Campomarino, in provincia di Campobasso.

L’obiettivo è quello di smuovere le coscienze e di ottenere sostegno da parte del Governo regionale, così come da quello nazionale ed europeo.

Tra i problemi denunciati, anche quello relativo ai cinghiali e alla mancanza di sussidi, come spiegato sempre dal già citato Travaglini:

“Stiamo avendo tantissimi problemi con i cinghiali e con la raccolta in generale. Non abbiamo più nessun sussidio, a fronte dei costi del gasolio alle stelle. È inconcepibile togliere a un agricoltore la possibilità di coltivare del grano. È qualcosa di inaccettabile. Non possiamo più competere con delle lobby”.

A protestare sono anche gli agricoltori calabresi, i quali si sono ritrovati in provincia di Vibo Valentia, sempre a bordo dei propri trattori.

Oltre alle problematiche già esposte, al centro delle proteste nel vibonese rientra pure la denuncia di presunte pratiche sospette nell’elargizione di fondi.

I mezzi agricoli hanno creato disagi all’imbocco dello svincolo di Pizzo Calabro dell’autostrada A2, oltre che sulla SS106.

Alcuni presidi sono stati poi organizzati a Cosenza e Lamezia Terme.

Discorso simile per gli agricoltori siciliani, i quali ormai stanno portando avanti a oltranza la loro protesta da mercoledì.

La strada statale Palermo-Sciacca è battuta da giorni dai mezzi agricoli, i quali stanno creando numerosi disagi alla mobilità e nelle prossime ore sono previste nuove manifestazioni nelle città di Ragusa e Palermo, tra le Madonie.

“La Sicilia alza la voce nell’assordante silenzio della politica e delle organizzazioni. Siamo scesi per le strade per legittima difesa, per non mangiare farina di grilli, carne sintetica, vino zuccherato, ortaggi provenienti dal Nord Africa e coltivati con prodotti fitosanitari tossici. La Sicilia alza la voce per denunciare lo stato di crisi del comparto agricolo e delle partite iva, per denunciare la mancanza di interesse della politica di fronte a questa immane crisi economica che ha portato all’emigrazione di 800.000 giovani negli ultimi due anni”.

Ha dichiarato Franco Calderon, uno degli organizzatori delle manifestazioni in atto in Sicilia.

Risalendo verso il Centro-Nord d’Italia, due giorni fa in Toscana oltre 50 trattori hanno sfilato da Capannori a Lucca, protestando contro il green deal e chiedendo nuove tutele in vista dell’avvento del cibo sintetico.

In Umbria, nuove proteste si sono registrate invece ieri in provincia di Perugia, dove parecchi agricoltori hanno sfilato sulle strade alle porte di Assisi a bordo dei propri mezzi agricoli.

Situazione analoga nel Lazio, regione in cui si sono viste delle proteste nei pressi del casello autostradale dell’A1 a Orte, sotto la stretta sorveglianza delle Forze dell’Ordine.

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