Poste Italiane, anziani e piccoli comuni a rischio: resteranno senza servizi

Tra le tante decisioni prese dal governo Meloni vi è anche quella di vendere quote azionarie di Poste Italiane, ma i sindacati non ci stanno.

Poste Italiane
Il governo Meloni vuole vendere le quote azionarie di Poste Italiane ma i sindacati e le associazioni dei consumatori si oppongono alla privatizzazione (Etruriaoggi.it)

Come mai alcune organizzazioni sindacali di categoria e alcune associazioni dei consumatori sono finite nel mirino dei media? La risposta sta nelle polemiche che hanno sollevato in seguito alla decisione del governo Meloni di vendere quote azionarie di Poste Italiane. Ma andiamo con ordine e scopriamo cosa sta succedendo.

La notizia riguarda in particolare la Valle D’Aosta, dove il gruppo Poste Italiane S.p.A è presente con soli 2 uffici, uno a Saint Christophe e l’altro a Saint Vincent. Questo dato, però, è parziale e non tiene conto della presenza di ben altri 71 uffici postali, afferenti al Mercato Privati. La decisione del governo, a detta delle associazioni dei consumatori e sindacali, segnerebbe un ulteriore passo verso la privatizzazione dei servizi postali.

Ennesimo episodio di privatizzazione: i sindacati si oppongono

Sito Poste Italiane
Sito Poste Italiane (Etruriaoggi.it)

Per questa ragione sindacati quali Slc Cgil, Slp Cisl e Uilposte e associazioni quali Adiconsum, Adoc e Federconsumatori hanno sollevato alcune polemiche. Dei portavoce hanno infatti definito questa manovra come “l’ennesimo episodio di privatizzazione della più grande Azienda Italiana“, con conseguenze che potrebbero riguardare soprattutto la popolazione anziana.

Ad oggi l’assetto dell’ente postale è suddiviso al 65% per quote pubbliche e al restante 35% per privati. Da questa manovra azionaria il Governo ha previsto ingenti introiti per lo Stato. Si parla infatti di 1,32 – 2,64 miliardi di euro, corrispondenti a una cessione compresa tra il 10 e il 20% delle quote azionarie.

Piano di privatizzazione del governo Meloni: previste entrate di 20 miliardi fino al 2026

A far parte del piano governativo non sono soltanto le quote di Poste Italiane. Meloni ha infatti previsto un piano di privatizzazione che potrebbe corrispondere a 20 miliardi di euro di entrate, dilazionato da qui al 2026 e comprensivo anche di vendita di quote Eni e di altri enti pubblici.

A marzo 2024 l’amministratore delegato di poste Italiane Matteo Del Fante svelerà i risultati di Poste del 2023 e il “nuovo piano industriale pluriennale, che sancirà la trasformazione di Poste da azienda dei recapiti a operatore di logistica a 360 gradi“.

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